• 27/07/2024

SKUNK ANANSIE, BLACK TRAFFIC PRODIGIOSO

DiChristian D'antonio

Nov 23, 2012
foto: Christian D’Antonio

C’è qualcosa di prodigioso nell’energia che gli Skunk Anansie proiettano sul loro scalmanatissimo pubblico dal vivo. Visti questo mese a Milano per la tappa inaugurale del Black Traffic Tour italiano, che prende il nome dall’ultimo disco auto-prodotto (uscito da noi per Carosello) hanno regalato ai migliaia di fan presenti (ma il Forum non era pieno come allo show della reunion del 2011) più di 2 ore di musica intensa e power rock a tratti memorabile.

Già nel terzetto di pezzi che apre il live, Skin, 45 anni portati da dio, anche se la maglietta lascia intravedere un ventre non piattissimo, con I Believed in You si arrabbiano come matti contro la classe politica che non mantiene le promesse. E la veemenza degli appelli, politici o meno, che infarcisce ogni pezzo corrisponde a un affetto contagioso del pubblico. Difficile da descrivere quanto l’interazione tra Skin e i punkettoni ripuliti che la seguono in Italia sia stretta. La front woman salta da destra a sinistra del palco, salta tra la folla, sale sugli amplificatori per abbracciare il suo pubblico, lo tocca con mani e piedi quando si butta tra le prime file per clamorosi stage diving che facilmente si ritrovano su youtube il giorno dopo. Senza freno, senza paura, Skin si offre in pasto anche fisico al suo pubblico senza perdere una nota.

La storia del gruppo inglese, amato forse più da noi che in patria, aveva subito una battuta d’arresto nei primi anni 2000, ma da quando sono tornati con Wonderlustre il legame coi seguaci è stato rinsaldato. E a giudicare dalla giovane età dei molti presenti, gli Skunk hanno fatto anche presa su una nuova generazione che oggi canta l’ultima I Hope You Get To Meet Your Hero come Charlie Big Potato. Il chitarrista Ace e il basso di Richard Lewis, con un look tra il gotico e glam rock, hanno spazio in una meticolosa operazione di distorsione attenta degli arrangiamenti rispetto ai dischi incisi. Ma non strafanno ed è un bene perché perle come Secretly o la più recente You Saved Me From Myself, già mitica e riproposta nel bis, vanno benissimo come sono, fieri rappresentanti del lato più romantico e oscuro (e anche più intrigante) del songwriting della band.

Dopo tanti tuffi nel passato e nella folla lo show si chiude con un ringraziamento che pare sincero (“grazie per aver comprato il biglietto anche se la crisi ci lascia nella m.”) e con Satisfied.
CHRISTIAN D’ANTONIO

Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)