• 19/07/2025

Duran Duran, Milano celebra la penultima tappa del tour italiano: dall’analogico al digitale, il suono di una generazione che non ha mai smesso di sognare. Gran finale in Sardegna il 12 luglio

Noi duraniani siamo una comunità figlia degli anni ottanta, una famiglia allargata, cresciuta insieme ai Duran Duran, in un viaggio lungo più di quarant’anni, fatto di emozioni, concerti, attese e battiti accelerati. Siamo nati liberi. Liberi da etichette, da stereotipi, da condizionamenti. Abbiamo attraversato decenni e frontiere con una mentalità aperta, curiosa, vibrante. Per noi, questa non è solo passione: è diventata un modo di essere, un codice condiviso, un linguaggio che ci ha connessi ancor prima dei social.

Siamo cresciuti tra dischi, cassette e poster, con la radio accesa mentre facevamo i compiti, le voci di Rai Stereo Uno a farci compagnia nei pomeriggi invernali, e DeeJay Television a mostrarci il mondo che sognavamo. Le nostre famiglie, spesso, ci venivano dietro. Altre volte eravamo noi a trascinarle con l’entusiasmo di chi sa che sta vivendo qualcosa di irripetibile. C’erano sorelle, fratelli, compagni di banco, compagni di sogni. C’erano camerette tappezzate dai volti degli anni Ottanta. E c’erano domeniche mattina che profumavano di vinili e desideri.

Abbiamo pianificato viaggi come si pianificano le grandi imprese: partendo da una data, da un tour, da una canzone. Alcuni di noi hanno stretto amicizie che sono diventate legami profondi; altri hanno attraversato oceani, imparato nuove lingue, costruito ponti tra cuori lontani, sempre inseguendo una stessa melodia. Siamo figli del mondo analogico. Abbiamo sfiorato il vinile, ascoltato i CD, scaricato MP3, condiviso link su forum e gruppi. Abbiamo visto Internet nascere, crescere e trasformarsi. Abbiamo vissuto il buio ed il silenzio di una Panademia. E oggi siamo qui, a scoprire l’intelligenza artificiale, portandoci dietro tutto quello che siamo stati.

Siamo diventati adulti — sì. Ma non abbiamo mai smesso di emozionarci. Perché crescere con la propria band del cuore è un privilegio raro. È come custodire una chiave segreta.
Che apre ogni volta la porta di casa.

Ph. Charly Beaugendre. Courtesy of Duran Duran

Roma – Un grande abbraccio collettivo La prima data romana, al Circo Massimo il 15 giugno, si è trasformata in un grande abbraccio collettivo. La platea è diventata un luogo sospeso tra passato e presente, dove i sorrisi si intrecciavano ai ricordi, e gli sguardi brillavano di quella speranza che solo la musica sa accendere.

Almeno tutta l’area davanti al palco romano – centinaia di persone – era popolata da volti familiari: amici di lunga data, compagni di viaggio, fratelli e sorelle di cuore che si erano incontrati e riconosciuti in quarant’anni di chilometri, concerti e vita condivisa.

Non ce l’abbiamo fatta a seguire il set di Francesca Michielin. Eravamo troppo impegnati a salutarci, a stringerci forte, a riconoscerci. In quell’ora magica prima del buio, ci siamo ritrovati tutti. Pezzi di vita che tornavano a combaciare, nel luogo giusto, al momento giusto.

Anche la seconda serata, il 16 giugno, ha mantenuto un’intensità profonda. Il pubblico romano ha restituito alla band tutto l’affetto possibile. E mentre, nel mondo, si riaffacciano venti di guerra, Simon ha introdotto Ordinary World con un messaggio che è stato un abbraccio planetario:

“Vorrei dedicare un pensiero ai nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo che non stanno vivendo un momento felice come il nostro. In Africa. In Israele e a Gaza. Penso a chi, da entrambe le parti, sta cercando di costruire la pace. E penso anche all’Ucraina, ora che la loro guerra entra nel quarto anno. Tutto ciò che vogliono, tutto ciò per cui stanno lottando, è una vita di pace e felicità nel loro Paese, nel loro… Ordinary World”

Ph. Charly Beaugendre. Courtesy of Duran Duran

La scaletta – Il tour italiano dei Duran Duran ha attraversato l’Italia in quattro tappe fondamentali. La band si è esibita il 15 e 16 giugno al Circo Massimo di Roma (con Francesca Michielin e Jack Savoretti) per un totale di circa 30.000 presenze; il 18 giugno è stata la volta della Norba Arena presso la Fiera del Levante di Baricirca 7.000 presenze; poi il 20 giugno presso Ippodromo Snai, Milano con oltre 20.000 persone. Quattro concerti, una coerenza stilistica potente e visiva, con immagini e video arricchiti da un tocco di AI proiettati sul ledwall. La scaletta ha avuto una sola variazione nella seconda serata romana: Intro / Velvet Newton, Night Boat, The Wild Boys, Hungry Like the Wolf, A View to a Kill (007 intro), Invisible, Notorious, Night Runner / All She Wants, Super Lonely Freak, Evil Woman, Friends of Mine, Careless Memories, Ordinary World, Come Undone, Sunrise, Planet Earth (con la presentazione della band), The Reflex, White Lines (nella data del 16 giugno, sostituita da una versione impagabile di New Moon on Monday), Girls on Film / Psycho Killer. Save a Prayer, Rio (encore).


Ph. Charly Beaugendre. Courtesy of Duran Duran

Bari – Il cerchio che si chiude La data di Bari, il 18 giugno, è stata un ritorno atteso da 38 anni. Nel 1987 eravamo sugli spalti dello Stadio della Vittoria, sotto la pioggia. A guardarli da lontano. Nessun prato, nessuno sguardo incrociato. Solo forze dell’ordine e distanza. Simon l’ha ricordato dal palco:

“E il pubblico era tutto laggiù, sugli spalti. Nessuno in platea, tranne un gruppo di poliziotti e le loro fidanzate. E si stavano divertendo un sacco. Pensavamo di riuscire a vedere anche voi, sotto la pioggia. È stata una serata incredibile. E abbiamo sempre riservato a Bari un posto molto speciale nei nostri cuori. È vero. E ci sentiamo davvero onorati di essere di nuovo qui davanti a voi. Grazie per averci accolti ancora.”

Warren Cuccurullo ricordava spesso quella sera, negli anni novanta. John Taylor ha custodito per anni a Los Angeles una gigantografia scattata da Virginia Liberatore: il prato vuoto, occupato dalle forze dell’ordine. Il loro unico concerto “senza fan” davanti al palco.

Questa volta, a Bari, eravamo tutti lì. E il cerchio si è chiuso. La location della Fiera del Levante ha sorpreso: posizione ottima, palco ben visibile, acustica perfettamente bilanciata. Il pubblico pugliese caloroso e partecipe. Un’atmosfera estiva che ha profumato di festa e rivincita.

Ph. Charly Beaugendre. Courtesy of Duran Duran

Milano – Una festa sotto le stelle Il 20 giugno, la band ha infiammato l’Ippodromo Snai per gli I-Days, davanti a 20.000 persone. L’energia di fine tour si è fatta sentire tutta. Simon ha sventolato a lungo la bandiera italiana sul palco, e poi il momento più tenero: la moglie di John è salita sul palco con la torta per festeggiare il suo 65° compleanno. Un “Happy Birthday” cantato da tutti, che resterà nella memoria.

Il tour dei Duran Duran si concluderà il prossimo mese di luglio, a Santa Margherita di Pula (Cagliari). Info e biglietti qui.

NB: Le foto sono di Charly Beaugendre. Courtesy of Duran Duran. Tutti i diritti riservati

Luana Salvatore

Luana Salvatore è scrittrice e fondatrice di RioCarnival Magazine, uno spazio sacro in cui la musica diventa racconto di ciò che ci muove da dentro. Si è laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Roma con una tesi sull’evoluzione dell’estetica musicale — cercando da sempre quel momento in cui le immagini smettono di essere viste e iniziano a essere sentite. Lavora nel campo della comunicazione, ma resta fedele a ciò che non si può spiegare: la sincronicità, i sogni, e la verità che vive nei silenzi di una canzone. Appassionata di arti visive e musica, il suo percorso creativo è guidato da un’apertura verso altre modalità di percepire il mondo — e verso quella forma di sensibilità che segue strade diverse per essere compresa. Scrive per chi riconosce il sentire interiore, e sa ascoltare il suono del vento. Contatti: editor@riocarnivalmagazine.it