• 15/05/2024

INCONTRO CON FEDEZ, RAGAZZO D’ORO (E DI TESTA) DELL’HIP HOP ITALIANO

DiChristian D'antonio

Nov 26, 2013

A parlare per Fedez sono i numeri sui social network: 130 milioni di visualizzazioni e 625.000 iscritti sul canale YouTube, 790.000 “mi piace” su Facebook, 275.000 followers su Twitter

fedez150.000 followers su Instagram. A soli 24 anni il ragazzo d’oro dell’hip hop itlaiano (il suo alubm viaggia verso le 100mila copie) è tornato in studio per registrare tre brani inediti che sono nell’edizione speciale dell’album in uscita il 25 novembre, “Sig. Brainwash – l’arte di accontentare Diamond edition” una nuova versione dell’album già doppio platino, con uno speciale packaging pop-up, è incluso anche il DVD “The Dream Comes True” che contiene immagini backstage ed interviste esclusive.

Ad anticipare l’album il singolo “Nuvole di fango”, con la collaborazione di Gianna Nannini. In radio dal 25 ottobre, in vetta a tutte le classifiche.

Lo abbiamo incontrato e ci ha colpito per l’arguzia e la risposta sempre pertinente che sa dare sia a chi lo loda che a chi lo “hata” come si dice in linguaggio web, cioè chi lo critica. «Youtube – ci ha detto  -non è un metro di paragone critico ma sono cosciente che alcune cose che dico converrebbe che rimanessero per , ma non posso tenere tutto dentro».

C’è stato un momento in cui lo hai fatto?

Sì quando ho messo Il Mio Primo Disco Da Venduto in free wondload. Gli ex amici che non mi sopportavano pià hanno messo in rete dei video privati che mi calunniavano dicevano che avevo soldi e che facevo finta di essere povero. Mi sono tenuto tutto dentro e non scrivevo niente sul web ma mi sono preso una bella rivincita. Non vi dico poi cosa hanno inventato su me e la mia ragazza dell’epoca che aveva un negozio di tatuaggi. Dicevano che volevo spillarle soldi. Io per un periodo ho lavorato davvero per un negozio di tatuaggi e posso assicurarvi che è un business che si può mettere in piedi dal nulla ma non si fanno soldi a palate, perché c’è di mezzo tanta burocrazia.

È una passione che mantieni?

Sì mi tatuo molto, e l’ho fatto anche a mia madre sulla coscia.

Come fruisce di musica una stella dell’hip hop contemporaneo?
Mi ascolto molte cose su Spotify. Tra l’altro proprio lì una delle mie canzoni che è poi ascoltata è Sembra Semplice, che sarebbe stato il nuovo singolo se non ci fosse stato il repack di questo disco. Volevamo un nuovo singolo, quella sarebbe stata la scelta giusta perché ci canta anche J Ax che oltre a essere un vero artista ha molto da dire e mi ha dato molto. Il rapper con cui mi trovo di più. Il brano ha un valore personale e un contenuto molto forte, parla dei risvolti del successo ed è una prova di amicizia, per me.

Sei nato sul web anche tu ma stai affrontando anche la popolarità e i risvolti negativi di essere una web celebrity. Come fai?

Non ribatto a chi fa hating, anche perché non si è ancora capito se è un modo per rendere ancora più forti i personaggi o per distruggerli. Si capirà col tempo. Ma mi fido molto del mio pubblico e sono contento di parlare ai giovanissimi. Mi ricordo sempre cosa mi disse Claudio Cecchetto sulla fedeltà del pubblico: il pubblico di Vasco resta il suo pubblico. E poi mi vengono in mente i Sex Pistols, il primo vero esperimento di boyband della storia. Senza il marketing di Malcolm Mc Laren non sarebbero diventati quello che sono diventati. Lui traeva pià pubblicità dai concerti che venivano cancellati che da quelli che si facevano realmente.

Sei molto attento al tuo lato commerciale, come mai?

Perché mi interessa lanciare messaggi, che venga rappresentato in maniera appropriata. Ho curato io stesso il dvd che è in vendita con il disco, mi disegno il merchandising, sto attento a quello che mi circonda.

Sei rimasto vicino al mondo dei rapper, hai fatto anche X Factor come aiuto giudice, accetteresti se dovessero sceglierti come giudice?

Certo, sarebbe molto interessante, con Sky lo farei. Ero emozionato quando dovevo esibirmi in trasmissione. Mi ricordo che però gli esclusi mi minacciavano. Non sapevo che riprendessero i fuori onda, forse da quella esperienza sono uscito peggio di come sono.

Perché un duetto con Gianna Nannini? Non credi di provocare il tuo pubblico?

Io sono di matrice pop più che rap, lei è stata sempre interessata a quello che cantavo e tramite amicizie in comune ci siamo conosciuti. Le ho chiesto di fare il duetto è stata mitica, ha sempre tanta energia e voglia di rimanere al passo coi tempi. Nuvole di fango è un pezzo a cui tengo tantissimo perché è autobiografico e mi ha dato la possibilità di collaborare con un mostro sacro come lei, un’esperienza che mi ha arricchito da ogni punto di vista.

A che punto sei della tua carriera?

Mi sento di aver trovato una mia dimensione, di aver fatto capire che da un background di jam hip hop con freestyle ci si può evolvere verso in universo pop che è quello che poi mi interessa. Non so se ci sarà un disco nel 2014, certamente non farò Sanremo perché non mi hanno chiamato, nonostante sapevo ci fosse interesse. Ma meglio così, sarebbe venuta una cosa scarsa con poco tempo a disposizione.

Nella tua bio c’è scritto che vieni dai centri sociali e dal punk. Cosa c’entra con la tua musica?

I centri sociali milanesi mi hanno formato perché ho vissuto i luoghi di aggregazione giovanile, cosa che oggi pochi giovani fanno. Seguono più le cose su internet che nella vita reale, ecco perché io dico loro che il web può essere libertà ma anche una prigione. A Milano non ho fatto in tempo ad andare al Leoncavallo perché si era già trasformato in altro. Ma ho frequentato il Cantiere e la Pergola, dove ho fatto la mia prima esibizione pagata. Il punk lo ho conosciuto attraverso i Blink 182, quando sono arrivati loro tutte le boyband sono finite. Questa cosa mi gasava, li ho amati tanto.

Essere famoso ti mette anche al centro dei gossip. Cosa c’è con Emma Marrone?

La cosa ridicola è che ogni intervista che fa salta fuori il mio nome. Ci siamo scambiati dei messaggi per un po’ ma niente di più. Non ci sentiamo, ma è possibile che anche quando intervistino me si parli sempre di lei?

CHRISTIAN D’ANTONIO

Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)