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Morandi, un autoscatto lungo venti canzoni

DiChristian D'antonio

Dic 2, 2014
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foto Christian d’Antonio: Gianni Morandi con il presidente di Sony Music Italy Andrea Rosi alla presentazione del disco

Chi se lo sarebbe aspettato Gianni Morandi innamorato di Facebook e del dialogo che i social network permettono a star del suo calibro con il proprio pubblico. E invece il legame con il nuovo mezzo è così forte che il cantante-leggenda del pop nostrano, alle soglie dei 70 anni, lancia una raccolta con le canzoni preferite dei suoi followers su Facebook (che per inciso sono più di un milione). Ne escono di sorprese quando si esprime il popolo del web. Accanto ai tre inediti (il singolo Io Ci Sono, e due canzoni scritte per Morandi da Cesare Cremonini) c’è una scaletta che  è davvero la storia del costume italiano. Ce lo siamo fatti raccontare.

A cosa è dovuto il titolo della nuova raccolta, Autoscatto 7.0?

Mi diverte molto Facebook, il rapporto diretto che ho con i miei fan e con mia moglie ho deciso che ogni giorno era carino mettere una foto, un autoscatto. E così è nata l’idea anche di far decidere al pubblico il contenuto della raccolta. Uno Su Mille è stata la canzone più votata, forse perché in questo momento storico c’è bisogno di storie di speranza. È una sorpresa anche per me.

E invece la tua canzone più rappresentativa?

Difficile individuarne una ma C’era un ragazzo…ha probabilmente la cosa che mi rappresenta di più, e ha quell’attualità del testo che la fa sentire sempre al passo.

Che cosa ti viene in mente quando riguardi indietro alla tua carriera?

I 60 arrangiamenti che mi ha fatto Morricone, che sono un capitale. I giorni passati in studio con Migliacci che mi diceva di rifare tutto daccapo, e oggi penso che c’è il computer che ti fa lavorare così velocemente. Ho avuto una fortuna immensa a cambiare repertorio costantemente anche se mischio allegro e triste e così la gente non si stanca mai.

Sei ancora alla ricerca di consenso?

Ho comprato la prima copia di questo disco così almeno qualcuno lo fa. Me lo dico sempre: da 30 milioni di dischi all’anonimato ci vuole poco. A me è capitato e mi diverto ancora tanto a fare questo lavoro soprattutto perché è bellissimo stare in mezzo alla gente. E c’è bisogno di musica oggi perché è una consolazione per un momento non brillante.

Pensi che i tempi stiano cambiando anche politicamente? I tuo concittadini emiliani non hanno votato in massa quest’anno…

Ma perché c’è molta delusione. Io non ho votato per la prima volta, perché forse c’è questa sensazione che la classe dirigente non sia così forte. Non so come sarebbe stato accettato Matteo Renzi da mio padre. In Emilia c’è uno zoccolo duro di votanti a sinistra che se ne stanno alla larga.

Quanto si impara dai momenti di difficoltà?

Lo posso dire io che ho avuto due o forse più carriere. Si impara, ci si rigenera quando si cade. E non è giusto dare la colpa agli altri, alla storia. Se la gente ti volta le spalle la colpa è tua, sei tu che non fai più parte di quell’epoca. Ricordo il 1971, con i Led Zeppelin e i Pink Floyd, io e i miei colleghi degli anni 70 che c’entravamo? Avemmo proprio la sensazione di essere stati scalzati.

CHRISTIAN D’ANTONIO

Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)